martedì 29 maggio 2007

Stiamo morendo?


Lentamente muore chi diventa schiavo delll'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marca,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Lentamente muore chi fa della televisione il suo guru.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle "i"
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare.

Muore lentamente chi passa i giorni
a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.


Chi muore ( Ode alla vita )
Pablo Neruda

Stiamo davvero morendo? Ogni giorno qualcuno si ostina a consigliarmi di lanciarmi, di lasciar perdere i ragionamenti, di rischiare il tutto e per tutto per quello in cui credo anche se la posta in gioco è alta. Forse è ora di farlo..(ovviamente non solo io ma anche voi!)
La poesia del premio Nobel per la letteratura è sicuramente molto attuale in un mondo come il nostro che più che mai è pieno di ritmi rigorosamente scanditi. L'era post-moderna conserva ancora i segni lasciati dal modernismo, dal freddo individualismo che accompagna le aspirazioni di ognuno e che spesso distorce la nostra concezione della realtà. E così ci troviamo a razionalizzare anche le cose più semplici con la strana idea che quello sia l'unico modo per realizzare le cose: non è così.
Vivere è sentire, e, per quanto sia rischioso e poco rassicurante, la ragione a volte va messa in secondo piano nel semplice ruolo di vigilante per darci la possibilità di liberarci dal formale e fare per una volta le cose come le sentiamo, con la disinibizione del momento e con la voglia di buttarsi.

Ringrazio Lalli che mi ha messo a conoscenza di questa poesia paradigmatica.

Mi raccomando, tirate fuori le palle!



2 commenti:

Anonimo ha detto...

si va bè..ma cosa centra la foto di me e braidi?!?!?! mah...

Anonimo ha detto...

Bello...davvero molto bello quello che hai scritto!!
A patre l'ode alla vita di Neruda, il fatto che tu abbia scelto quel pezzo e che l'abbia commentato come hai fatto è un incoraggiamento non indifferente!!!
Grazie...