mercoledì 23 gennaio 2008

Blood Diamond e la terra dimenticata

Che ne sappiamo noi di quel pezzo di terra che si estende sotto il mar Mediterraneo? Niente. Qualcuno ogni tanto fa un versamento ad ignoti per la sanità di ignoti, qualcun'altro la identifica con i signori che ci vendono le collanine d'estate, altri ancora...niente, perchè, a parte stereotipi avvelenati di ignoranza e sporadiche pubblicità progresso, l'Africa non esiste. Un continente che rappresenta 1/5 delle terre emerse, 800 milioni di abitanti che da sempre vivono in quelle terre incontaminate e che da secoli guardiamo dall'alto verso il basso, non esiste. Dalla profondità della mia piattezza culturale in merito, questo continente racchiude infinite meraviglie che rimangono sconosciute ai molti, scenari affascinanti e di gran lunga più belli rispetto a quelli di casa nostra, numerosissime culture che tendiamo sempre ad omogeneizzare, e soprattutto l'anima, che i nostri antenati hanno perso tanto tempo fa.
Da sempre considerata l'universale espressione della natura in eterno contrasto con la civiltà occidentale, le abbiamo tolto l'accezione di cultura che dal basso del nostro etnocentrismo attribuiamo da secoli soltanto a noi stessi. C'è voluta quella banda di antropologi squinternati a farci capire 150 anni fa che non eravamo i soli a trasmettere qualcosa di più del legame di sangue. Ma una volta capito l'abbiamo archiviato, e chi s'è visto s'è visto.
Per quanto Blood Diamond non sia un film propriamente teso a sensibilizzare la nostra cognizione dell'Africa ha la forza di trasmetterci lo spirito di questo mondo nei suoi lati tradizionali e limpidi ma anche e soprattutto per quanto riguarda le spinte esterne generatrici di mutamento. Queste ultime sono state quasi sempre portatrici di conflitti e sfruttamento, di secondi fini a vantaggio esclusivo dei più forti, guarda caso, occidentali. Qualunquismo o ovvietà questa è la verità, che si estende per le terre oppresse dell'Africa dimenticata dai media ogni giorno di più. Ma dopo tutto, sarà ben più importante uno come Mastella! Miserere nobis!
L'opera di Edward Zwick del 2006 è un action movie che nel suo farsi affronta uno dei drammi che hanno investito il continente a causa della presenza occidentale: il mercato dei diamanti e lo sfruttamento dei nativi e il circolo di illegalità ad esso connessi. Il protagonista è appunto un mercenario cinico e sfrontato che vive di commercio illegale di diamanti. Il caso lo porterà a conoscere Solomon, un cittadino della Sierra Leone che ha nascosto un diamante di grandi dimensioni dopo essere stato costretto insieme ai suoi "fratelli" a lavorare nelle miniere di diamanti. Quest'ultimo, il vero "buono" del film, mosso dalla volontà di trovare la sua famiglia si vede costretto a fare un patto con Danny Archer, il mercenario. E' qui che parte l'avventura di Blood Diamond..
Come il lavoro di Zwick ci mostra, la Sierra Leone negli anni 90' è stata terreno di una sanguinosa guerra civile tra le autorità governative e i ribelli del Fronte Rivoluzionario (Ruf), una delle tante in Africa che scaturiscono sotto spinte non propriamente libertarie. Qui, sono i diamanti a causare la guerra, e, come tante altre fonti di denaro nel continente, sono soggette ad interessi esterni, esteri. Quale sarà il collegamento? Direi che basta conoscere un minimo il mondo capitalistico di oggi per capire, che il nesso c'è, e vive ai confini tra legalità ed illegalità. Ma dopotutto c'è sempre qualcuno che rimane con le mani pulite, qualcuno che le sporca e qualcuno che muore. Questa è realtà, a sporcarsi le mani in Sierra Leone è stato il Ruf che ha messo tanta energia nei combattimenti quanta nello sfruttamento delle miniere, che vede schiavizzare migliaia di connazionali senza colpa. E poi ci si pone la solita domanda.."chi gliele avrà date le armi?", ma dopotutto uno scambio tra armi e diamanti è legale e grazie a tale liceità rimane all'ordine del giorno...mamma vado a comprare le patate, poi magari anche un fucile a pompa..
Il conflitto si è concluso nel 1999 con la firma di un accordo di pace, ma i diamanti continuano ad ostacolare una soluzione duratura. Questo è un piccolo esempio di ciò che succede in Africa. Un esempio di come una cultura possa rovinarne un altra, restando impunita.
E' stato calcolato che negli ultimi quindici anni le guerre sono costate al continente ben 3 miliardi di dollari, pensate quanto questo denaro avrebbe potuto realizzare se fosse stato investito nello sviluppo del continente.
Tornando al film, prima di concludere, un applauso sincero va a Di Caprio, l'interprete di Danny Archer, che continua a migliorare film dopo film. Archer è un personaggio stupefacente, reso cinico dal suo passato, dalla guerra che ha combattuto inutilmente e dagli atroci omicidi dei propri genitori, è privo di moralità e ha deciso di combattere per sè stesso, prima di incontrare Solomon e Maddy, giornalista americana che intende svelare i loschi traffici delle multinazionali diamantifere. Minuto dopo minuto la pellicola svela l'evolversi del protagonista che si fa influenzare pian piano dall'umanità dei due compagni. Egli è antagonista fino all'ultimo, poi, al momento di scegliere chi deve vivere e chi deve morire, sacrifica se stesso per dare un futuro a chi ne era stato privato. Insomma, un ruolo difficile da interpretare che Di Caprio ha reso nel modo ideale.
L'Africa rimarrà un mondo che non ci appartiere finchè non vi sarà un'adeguata sensibilizzazione al riguardo, e un compito tale spetta prima ai governi e poi ai media che da troppo tempo hanno dato al criterio dell'audience il monopolio totale della comunicazione. Soprattutto chi fa informazione, al giorno d'oggi, ha perso di vista il proprio fine anteponendo ciò che fa notizia all'informazione stessa, che deve tornare ad essere completa ed oggettiva.

L'immagine proviene dal sito www.r4nt.com